FIDANZARSI A MILANO E’ OVVIAMENTE IMPOSSIBILE

FIDANZARSI A MILANO E’ OVVIAMENTE IMPOSSIBILE

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Stamane sono incazzata nera, amareggiata, e molto ma molto triste, non mi succedeva da tempo. Perché odio essere presa in giro. Perché odio chi non mi rispetta. Perché odio perdere tempo. E parlo di fatti di lavoro, non personali. Quindi ho deciso di non lavorare, scioperare e scrivere per mio puro piacere personale, per il mio blog.

Dato che oggi non aprirò alcun server di alcun magazine con cui collaboro causa fortissimo malumore (ogni consolazione è ben accetta) ho più tempo per stare sui social (come se ci stessi poco).

Oltre i comprensibili status di pioggia e freddo, che continuano ad avere la maggiore oggi c’era un post de La 27esima Ora del Corriere.it che ha avuto diverse condivisioni, e dal titolo: “Fidanzarsi a Milano: missione impossibile?“. Era da tempo che volevo scrivere un post del genere, in realtà perché alcune di voi mi hanno chiesto di affrontare l’argomento, stavolta non basandomi su Instagram, ma sulle mie amiche e amici in carne ed ossa. Ecco, stamane è proprio la mattinata giusta per farlo. Ho tempo libero.

C’è una parola nel pezzo del Corriere.it, o forse più d’una, su cui mi sono imbastita un aggroviglio di pensieri, ed è bulimia. Bulimia d’incontri che la città offre. A Milano nessuno si fidanza perché le donne sono tutte fighe ed etero, gli uomini sono tutti fighi e gay. Primo punto: la cosa non è bilanciata, e questo è chiaro.

Nessuno si fidanza perché spera. Nella città della Madonnina la speranza è un sentimento che impera, vede e provvede su ciascuno di noi. A Milano si spera di incontrare non la persona migliore, ma la tipa con le tette più grosse, i capelli più biondi, e il tipo con la bici “più” a scatto fisso e tatuaggi di quello precedente. Se tu già stai, nel senso di frequentare, non di essere fidanzato, ovviamente, con una bionda  con le punte rosa ma con poche tette, e ne vedi un‘altra alle mille feste al giorno che la città offre, ci passi una spugna sopra imbevuta di candeggina e passi ad una nuova “superficie” da lucidare (che durerà, anche lei, il tempo di una sgrassatura).

Quindi a Milano sono tutti malati. Tutti hanno problemi di alimentazione umana. Nessuno sa assaporare ciò che ha, non ce la fa, perché ci sono troppi dolci vicino ad attrarre. E perché resistere alle tentazioni? Giusto?

Non solo: a Milano le bulimiche e i bulimici si lamentano di non essere fidanzati, di volere cercare il Principe Azzurro, pur sapendo di essere “malati.”
I patti sono, perché se vivi a Milano così è, mettetevi l’anima in pace, che non ci si deve fidanzare, perché psicologicamente rappresenta uno scoglio insormontabile, ma “ci si vede e basta”. Ecco, anche se i patti sono questi, c’è chi si lamenta. Invece no, nessuno è autorizzato a lamentarsi, non si può, dal momento in cui vengono sottoscritte le clausole del contratto, che ultimamente sono sempre meno “scritte” e sempre più sottintese.

La risposta al post di Alessandra Dal Monte, “E’ impossibile fidanzarsi a Milano?” secondo le mie statistiche, non è solo “sì”, ma è “ovvio”. Perché questa è la città dell’immagine, della superficie, dei bambini e bambine non cresciute, un Luna park a cielo aperto, insomma. A quarant’anni si fanno le 10 del mattino, si va in discoteca e non si pensa minimamente a figli, cani e mogli che ti facciano biscotti o mariti che entrino con una mazzo di fiori. Se non sei così sei destinata a diventare una gattara che da da mandare ai piccioni, zitella ovviamente, o un nerd sfigato che guarda pornazzi la notte.

Qui devi essere bravo a muovere le rotelline del tuo cuore verso il “Sì, sono autorizzata ad innamorarmi” o verso il “No”, altrimenti sei fottuto. Due sono le alternative: o finiremo dei robot, ma dei robot che almeno non soffrono, o un popolo sofferente per aver semplicemente violato delle regole del contratto milanese.

Certo, a volte la sensibilità vacilla: ti farebbe piacere sentirti dire qualche parola carina, ma ciò non è previsto. Mi spiace. Certe volte ti farebbe piacere non essere l’amante sempiterna illusa che tu sia comunque la prima. O semplicemente non essere “l’amica che non sa come presentarsi ai suoi amici”.

Io personalmente, e questo è la prima e ultima cosa di personale che ci metto, dico che alcune volte questi contratti possono egoisticamente servire a entrambe, anche se poi, certo, la percentuale che una delle due parti si stufi di fare le cose “alla cazzo di cane” è altissima, e in quel caso, via con il prossimo cupcake o macarons (dato che vanno di moda) con culo all’insù e gambette semi anoressiche.

Ragazze se cercate il Principe Azzurro espatriate, e vale lo stesso per voi uomini. Altrimenti se siete una coppia che viene dal Sud già felice e contenta, buon per voi. Peccato che durerete comunque molto poco.
Milano è come il gioco di Super Mario, devi continuamente uccidere funghi (quelle più fighe si te). Peccato che in realtà non si debba uccidere nessuno. Solo avere più stima di se stesse e un cervello e una coscienza per decidere cosa sia, in quel momento, egoisticamente più giusto.

Firmato una romantica e cinica osservatrice che vive a Milano (e che non sa mettere a posto testo e foto, perdonatemi, per fortuna non sono una nerd sfigata)

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Comments are closed.
  1. StyleInSpire

    24 May 2013 at 11:58

    Io pure essendo nata a due passi da Milano, in realta’ i ho sempre vissuto di riflesso, di passaggio, tornando a dormire nella vecchia Brianza ai tempi dell’Universita’ e poi espatriando subito dopo la laurea, vivendo tra Shanghai, Dublino ed ora, Londra. Non lo scrivo per fare la figa, ma solo per dire che per quanto possa sognare un ritrorno a casa – ti assicuro che dopo 4 anni in giro a caso, riscopri radici e l’importanza della stabilita’, troppo stanca di vivere tutto temporanemante ed investire ad ogni nuovo spostamente tempo ed energie in rapporti umani, amicizie che poi ti ritrovi a dover lasciare per strada – e quindi, si’, penso a Milano, ultimamente. Ma quello che percepisco, attraverso racconti e stati d’animo di vecchi amici che vi sono rimasti,a Milano, e’ esattamente quella situazione che hai descritto, ovvero de ”la città dell’immagine, della superficie, dei bambini e bambine non cresciute, un Luna park a cielo aperto, insomma”. Troppo, tanta superficie, immagine. E di recente, sempre piu’ la fissazione per fare i diversi, gli alternativi, finendo per essere ancora piu’ coformisti degli italiani medi. Ecco, a Milano non si e’ mai abbastanza, perche’ ci sara’ sempre e comuqnue qualcuno ”piu” di te. Piu’ alternativo, piu’ stiloso, piu’ radical. piu’ chic, piu’ whateva. Soli e perennemente indatatti. Aiuto, quasi quasi resto qui.

  2. Maria Katia Doria

    24 May 2013 at 12:04

    Ho letto con attenzione e posso aggiungere che tutto questo vale anche a Roma come a New York, che la “cultura dell’immagine” impera dovunque e non so bene se c’entri davvero con l’innamorarsi.
    http://mariakatiadoria.blogspot.it/

  3. Guapita Tondita

    24 May 2013 at 12:05

    Io sono nata e cresciuta in campagna, nipote di allevatori bresciani e amante della bicicletta con il cestino sulle strade non asfaltate. Ho deciso di fare un lavoro che nessuno al mio paese fa, sono l’unica giornalista vivente lì dove sono nata e vivo, e tutti mi dicono:” Quand vet a milàn l’è trop brut, ghè al ciel gris, i curan par nient e i paran sprità cui ogg in fora!” Tradotto: ” Quando vado a Milano il ciel è sempre grigio e poi è proprio brutto vedere che tutti corrono per nulla e sono spiritati con gli occhi in fuori!”. Saggezza popolare. Io mi sento fagocitata!

  4. ciucciechiffon

    24 May 2013 at 12:09

    Io per quattro anni l’ho pensata esattamente come te, poi il daddy mi ha fatto cambiare idea…ci ha messo un po’ ma alla fine mi ha convinta. Questo per dire che c’è speranza per tutti perché io non sono né particolarmente tettona né possiedo gambette anoressiche, ma mi siedo per terra, dico “santa polenta” e cucino comediocomanda (niente cene a base di verdura, aria bollita e germogli per mantenere le chiappe sode costate migliaia di euro allo Skorpion)

  5. Fiamma Gi

    24 May 2013 at 12:23

    non è solo Milano, è il mondo, purtroppo. Comincio a credere che questa faccenda dell’amore sia una cosa che, sì esiste, ma a termine. Ha la data di scadenza scritta sopra. E il “vissero per sempre felici e contenti”, ovvero quello che per me più realisticamente è “si fecero il culo per restare insieme e fronteggiare le difficoltà interne ed esterne ma alla fine trovarono un equilibrio dinamico che li portò a pensare che ne era valsa la pena” NON ESISTA MAI. Ma qui sto andando fuori tema. Tu stai dicendo che per te fidanzarsi a Milano è impossibile. Be’, a me pare che sia impossibile ovunque. L’altro giorno mi chiedevo perché solo quelli già appaiati cerchino incontri mentre i single sembra che non esistano e frequentino tutti lo stesso posto a casa del diavolo dato che in giro non se ne trovano. Non si vuole dedicarsi esclusivamente ad una sola persona perché si deve rimanere disponibili per le altre millemila possibilità più fighe e con più tette che possono capitarti. Praticamente si parla di sindrome dell’ultimo bacio(non di peter pan, perché peter pan è un personaggio delle favole, mentre questi sono reali e sono dei dementi): nell’ultimo bacio è pieno di trentenni che non maturano mai e che continuano ad inseguire sempre mille possibilità vaghe e non si dedicano stabilmente a nulla se non quando vengono sconfitti dalla vita.
    Effettivamente la maggior parte della gente che vedo fa così, quindi probabilmente non c’è speranza. Non c’è speranza né di fidanzarsi né, più in generale, di avere rapporti autentici. Per me la differenza sta nel fatto che io dei rapporti autentici, per quanto avessero mille difetti per cui io li ho dovuti chiudere, li ho avuti. E il merito va solo a me. Quindi fondamentalmente ho deciso che non mi frega una sega del calcolo delle probabilità di trovare un essere umano decente in mezzo a questo mare di merde, io dovunque sarò, vivrò e terrò gli occhi aperti e so che, se dovesse arrivare qualcuno per cui ne vale la pena, per quanto lui o io o il mondo tenti di sabotare tutto, io saprò avere rispetto di me stessa e costruire qualcosa che abbia senso vivere. Anche a rischio di doverlo fanculizzare e rimanere di nuovo da sola. Mi accorgo che più che un commento questa è una riflessione “ad alta voce”.

  6. Anonymous

    24 May 2013 at 12:43

    Io mi sento fortunata e vado un po’ controccorente a quanto pare! Premetto che non sono di Milano, ma bensì Toscana, di Lucca per la precisione perché probabilmente Firenze sarebbe già una cosa a sé! Fatto sta che io sono “felicemente” fidanzata da quasi 9 anni (e io ne ha 28), convivo e stiamo seriamente pensando di sposarci e mettere su famiglia… Ogni giorno ringrazio la vita per avermi fatto conoscere “il mio lui” e faccio anche i complimenti a me stessa per essermi DURAMENTE impegnata per trovare qual famoso equilibrio di cui qualcuna ha parlato! I complimenti li faccio anche lui, ma si sa gli uomini fanno sempre meno di noi, questo è un dato di fatto!
    Tempo fa lessi una frase sul web che mi fece davvero riflettere “Un tempo se una cosa si rompeva si cercava con tutte le forze di aggiustarla, ora si butta senza pensarci un istante!” E in effetti è proprio così soprattutto nei rapporti umani, nessuno ha più voglia di impegnarsi seriamente perché è diventato più facile dare un calcio nel culo che parlare e venirsi incontro! Figuriamoci poi in un mondo dove l’ immagine è tutto…
    E sono convinta che io, la mia coppia, sia una di quelle eccezioni che confermano la regola.
    Lucia B.

  7. Muffin di Plastica

    24 May 2013 at 14:21

    Non penso sia legato solo alle grande citta’, ma anzi come chi scrive sopra di me, penso che non siamo piu’ abituati a prendere delle scelte, ad innamorarsi ed ad andare fino in fondo, nel bene ma soprattutto nel male. L’amore non e’ cosi’ semplice, ci sono momenti difficile e duri.
    Il punto e’ proprio questo: siamo disposti a buttarci fino in fondo, consci anche dei momenti negativi?

  8. moonstyle

    24 May 2013 at 15:22

    è vero però nn vale solo a Milano…nelle grandi città in genere…la civiltà dell’immagine impera ahimè

  9. Kirby

    24 May 2013 at 16:15

    Non essendo stato mai a Milano, i due articoli in questione mi hanno aperto un mondo. Spero solo che siano delle esagerazioni personali e giornalistiche dovute anche all’umor nero delle scrittrici . Non può esistere una realtà così altrimenti si finisce col dar ragione ai libri di Fabio Volo 🙂

  10. ChicToChic

    24 May 2013 at 16:50

    Ho letto stamani l’articolo di Alessandra Dal Monte e mi sono trovata d’accordo su molti punti! Io per fortuna non abito a Milano, ma ad una manciata di km. e devo dire che la località geografica influenza il rapporto di coppia per davvero!! Ho tanti amici e conoscenti che si sono trasferiti a Milano per vari motivi, ma mai nessuno per amore. E sono tutti/tutte single o ostaggi di avventure varie o flirt della durata di una notte. Tu hai analizzato molto bene la situazione, ed è uno dei tanti motivi per cui non vivrei mai a Milano! Hai fotografato impietosamente la realtà sopratutto sulla proporzione gay/etero 3 a 1! Comunque io sono fiduciosa che prima o poi le cose cambieranno, sono un’innamorata dell’amore e non posso credere che abbia fatto armi e bagagli e sia fuggito dalla città!

  11. susanna rampinelli

    24 May 2013 at 18:47

    abito in provincia e le cose non sono sempre migliori, anzi…..ti devi sempre guardare alla schiena perché c’é sempre qualche “stronza” che non so per quale strano motivo è interessata al “tuo” uomo o, meglio, vuol dimostrare a te ed a lui, ma soprattutto a se stessa che lei è più figa di te e non solo donne che non conosci ma pure le amiche (e parlo per esperienza!) che si strusciano come gattine in calore e lo fanno davanti a tuoi occhi! ma che cavolo!…perché se è vero che gli uomini non si vogliono impegnare, è pure vero che le donne si fanno guerra da sole….perché le stesse “stronze” che addocchiano il tuo uomo se lo incontrassero da solo non se lo filerebbero di striscio……perciò tanto vale prendersela con comodo e non farci tanto caso e dare al “nostro” uomo qualcosa in più, quello che siamo veramente (sempre che gli interessi), perché ci sarà sempre qualcuna con più tette, più capelli, più bella e soprattutto più giovane di te.

  12. Anonymous

    24 May 2013 at 18:58

    Se Milano non fosse la città dell’immagine, avrebbe comunque così tanta importanza? In fondo è bello così! Milano da’ la possibilità di vivere una parvenza di giovinezza fino a 50 anni, magari anche di più.
    Se Milano non fa per noi, nessuno ci vieta di spostarci di qualche km e andare a vivere in una realtà più tranquilla, più convenevole al nostro essere. O meglio, alle nostre credenze. Ma sono convinto che alla fine siamo troppo abituati a questa vita di “eccessi” e di “immagine”.
    Come dice un saggio proverbio “sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi”.
    PS: Ottimo articolo!

  13. Anonymous

    25 May 2013 at 17:02

    Una fiumana di parole su quanto sia brutta e cattiva la superficialità e poi concludi con “non sono una nerd sfigata” che è quanto di più milanese esista come visione.
    Direi meriti ampiamente milano e i suoi meccanismi, perchè “sei” i suoi meccanismi.

  14. silvia tarondi

    11 June 2013 at 8:32

    é verissimo, hai descritto perfettamente la situazione “sentimentale” che si vive a Milano, concordo in pieno su tutto, anche se secondo me ormai in ogni città si vivono queste situazioni ed i maschi non si vogliono impegnare fino a 50 anni e passa

  15. arianna

    16 June 2013 at 12:40

    Se vivi a Milano ma te ne freghi di fare la milanese le cose prendono una prospettiva diversa. Non serve sempre essere più fighe, più presenti, più in. Serve seguire la propria indole, quello che ti piace. E magari anche decidere di non esserci o rivendicare quei tempi dilatati e quei modi cortesi che puoi ancora trovare. Basta guardare nei posti giusti.
    Io ho sposato un milanese. Conosciuto a milano in un posto da happy hour. Quasi un clichè. Ma che dura da 10 anni 🙂

  16. Ciro Albano

    26 September 2013 at 10:03

    ok…grazie mille per il post.
    non c’è speranza.