LA LINGERIE IN REALTA’ E’ PER GLI UOMINI

LA LINGERIE IN REALTA’ E’ PER GLI UOMINI

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Diverse volte ho pensato che la lingerie fosse inventata a non uso (per fortuna) e consumo visivo degli uomini. Onestamente quante donne realmente, tranne me e poche altre, spendono cifre rilevanti per la propria sussistenza mensile in mutande e reggiseni, per proprio piacere? Ve lo dico io: poche, pochissime.
Mi è capitato spesso di sentire amiche e non dire: “Ma sì, per tutti i giorni mi metto un reggiseno da battaglia e delle mutande semplici di cotone”.
Oddio mi si accappona la pelle. Il sotto è più importante del sopra, diamine.
L’intimo non è solo seduzione, ma una pillola della felicità personale: ti metti un bel reggiseno e ti senti una figa mondiale, percepisci il tuo avviluppamento in pizzi e merletti e godi, ti guardi con quelle culotte e pare che tu abbia un culo non decente, ma addirittura wow.

Allora, ho fatto una visitina ai corner della Rinascente di Passionata e Chantelle e ho provato gioia, immensa gioia.
Ovviamente fare foto a reggiseni non indossati non è bellissimo, ma non mi ci vedo con cavalletto e autoscatto casalingo in mutande e reggiseno. E’ alquanto cheap e low profile e da faccio-la-bona-sul-divano-che-dal-caldo-mi-s’appiccica-pure-alle-chiappe. Qui lo dico e qui lo nego: farei foto in intimo solo con trucco, parrucco, fotografo bravo ed eventuale aggiustatore di cellulite a Photoshop. Sinceramente non mi vergogno del mio fisico, che è normale con tutti i normali difetti di una donna.
Insomma, quindi ho fatto degli scatti dei completi che ho scelto sul mio tavolo (sì, quello dove ci mangio, non ho uno studio per gli shooting).

Ecco, mentre ero in Rinascente oltre ad esaltarmi per quel ben di dio di intimo, non facevo altro che pensare: “ma chissà quante donne fanno acquisti per il week end e basta”, “ma chissà quante donne fanno la spesa occasionale a seconda del calendario del proprio uomo”.
A me non piace fare shopping, probabilmente non ci crede nessuno, ma preferisco comprare online per evitare risse o comunicazioni con commesse antipatiche perché io so bene cosa voglio e non accetto invasioni di campo.
Per quanto riguarda l’intimo è diverso, perché “mi serve” per sentirmi bella. E mi faccio rincoglionire volentieri da quelle commesse che ti parlano di coppe, numeri dell’alfabeto, A, B e C, colori, forme e tendenze.

Vorrei inoltre dare un 10 e lode a Passionata che ha preso come testimonial Bar Refaeli, una bomba di donna, normale, formosa, una donna, santiddio.
Vorrei dare lo stesso voto a Chantelle, i cui reggiseni non sono affatto reggiseni, ma tele d’artista.
Vorrei dare uno 0 spaccato a quelle donne che vanno in giro con i bordi delle spalline del reggiseno annerite, le mutande d’acrilico e l’intimo sformato color carne o bianco brillante, e a quelle che non pensano al suo, ma all’altrui piacere. Poracce.
Do un voto massimo ai completi qui scattati, anche perché li ho scelti io.
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Comments are closed.
  1. Alessandra Franchini

    16 June 2013 at 10:43

    “Ma sì, per tutti i giorni mi metto un reggiseno da battaglia e delle mutande semplici di cotone”. Idem i pochi soldi che guadagno e posso spendere li spendo in tecnologia, cinema, musica e libri. Sentirsi belle è un lusso, la cultura no.

  2. Fiamma Gi

    16 June 2013 at 11:01

    Per me sentirmi bella non è un lusso ma una necessità quotidiana, altrimenti sarei nata in forma di cervello con le gambe. POi che per avverare questa condizione i vestiti costosi non siano affatto necessari è scontato. SEntirsi belle viene da dentro e da fuori in egual modo.