Io non li sopporto. Mi fanno venire un nervoso che per punizione metterei loro un paio di Superga, invece che quegli orrendi mocassini di cuoio senza calzini accollati fino alle caviglie. Chissà che vesciche poi. Ma si sa, pur di essere in uno scatto quelli lì si mettono anche i piumini Colmar a 150 gradi.
Tutti gli anni lo so, è così: mi ritrovo ad essere incazzata nera, ad odiare l’inutilità e l’egocentrismo egocentrico di certi uomini ridicoli del Pitti, che si seggono su quel benedetto muretto con mano destra in tasca, gomito semi piegato, gamba sinistra appoggiata, camicia, giacca e cravatta con immancabile pochette in tinta con qualcosa (anche con l’allestimento) per avere un ridicolissimo scatto.
Ma non sudano? Non soffrono? No. Zero.
Io non li ho fotografati. Manco morta. Ci hanno pensato tutti gli altri fotografi di street style, e dato che io non lo sono, ho preferito altri soggetti, molti con cui ho parlato, ho imbastito prima un dialogo.
Non ho voluto immortalare quelle rovesce ai pantaloni fino alle mutande, manco ci fosse l’alluvione universale, non ho voluto fotografare quei pantaloni da “Ginnaste” ma da uomo, stretti che manco le polpette della mì nonna erano così avviluppate d’impanatura.
Pensare che la gente invece vuole (dicono) proprio vedere questo: giacche doppiopetto sartoriali, calzoni da gay-checca, scarpe che sono l’antisesso del secolo e capelli due per quattro diviso uno, ovvero precisi e sputati.
D’inverno a questi eventi vanno in giro nudi, d’estate coperti. Ma effettivamente d’inverno sono più le donne che vanno in gonnella con il rosso/bianco dei geloni ai piedi.
E pensare che a me piace un sacco Pitti. Mi piace perché torno in Toscana, perché discorro con tutti, perché mi sento libera di rispondere: “Sì, questa collezione mi fa davvero cagare” a chi me lo chiede (a suo rischio e pericolo). Mi piace perché c’è un dialogo, è un punto di ritrovo, forse ci sono anche troppi ritrovi, perché ci sono persone interessanti dal punto di vista dello stile, ma anche umano, perché io poi ci parlo, non solo di moda (se dio vuole).
Il Pitti mi fa ricordare di quanto è bella la gente toscana, di quanto sono simpatici i miei amici, semplici e… Amici, insomma. Mi far venire voglia di tornare, di dire le cose come stanno (ancora di più), di sorridere, di ridere.
Prossimamente un post su tutte le novità, nel frattempo alcune le ho postate sulla mia pagina Facebook e Instagram.
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Martina Elisabeth Asch
21 June 2013 at 8:16Vero, io sono convinta che prima o poi il Pitti e la moda a Firenze sarà più importante della Fashion Week a Milano ! A Milano sembra tutto di plastica ( anche se comunque Milan è semper un gran Milan ) invece a Firenze c’è verità, c’è umanità, ci sono persone e non c’è fescion, ma c’è moda, la grande moda ! Sei d’accordo ? Martina
BloggHer women’s kaleidoscope
Smilingischic
21 June 2013 at 14:28lo sai già come la penso!!!!!! Ma grazie al cielo esistono fotografi di streestyle che hanno saputo fotografare anche altro… poi ti faccio vedere… omini veri!!!! 😉
Lucia Del Pasqua
21 June 2013 at 15:17Ma loro devono fotografare questo, perché il pubblico lo vuole, sono li manichini che si devono cambiare look!