Donnie Darko c’è e ci fa

Donnie Darko c’è e ci fa

Sì, capita che io mi dia della cretina, capita anche spesso. Non mi do mai della cretina in quei casi in cui avrei voluto dire una cosa, perché io le cose le dico sempre, piuttosto quando mi chiedono: “Hai visto quel film?”, e quel film era un colosso. Ed io devo solo rispondere la verità: no.
Ok, non avevo mai visto Donnie Darko, la mia ignoranza ha continuato a fare galleggiare questo titolo nel liquido cerebrale senza mai farlo andare su o giù perché dal titolo le pareva una roba da ragazzini stupidi. Stupida me, stupida lei, ignoranza che sta a cucire pensieri cretini. Sì, di ragazzini si tratta, ma non dei soliti ragazzini.
Voglio dire: prendi la classica scuola americana, la scuola, i bulli, e vedi sempre la solita roba, ovvero le prime scopate, la vita, gli ormoni, i balletti delle Cheerleaders, i film visti in macchina con relativi limoni. Un format basato su dei normalissimi luoghi comuni, sulle turbe mentali degli adolescenti.
Donnie Darko, Jake Gyllenhaal, è un adolescente turbato, certo, è schizofrenico ma super intelligente, che purché sia circondato da vita, lui rappresenta la morte; la morte gli sta sempre fra i piedi, anche perché Frank un giorno gli ha detto che la fine del mondo sarebbe stata vicina.
Donnie ha un amico immaginario, Frank appunto, un coniglio alquanto macabro, che lo salva da morte certa, ovvero dalla caduta d’un motore d’un aereo in casa Darko, o meglio, in camera di Donnie Darko. Quindi Donnie si sente in dovere di ricambiare il favore della vita. E lo ricambia provocando morte, distruzione, perché Frank, l’amico-coniglio immaginario questo gli chiede. Frank come Virgilio per Dante, Frank come la coscienza cattiva di Paperino, Frank come lo stronzo che vuole le cose buone in malo modo.
Distrugge con acqua e fuoco, allaga la scuola e da fuoco a case. E’ una continua contraddizione, che è come se si annullasse sempre, perché il colpevole, Donnie, la scampa sempre. Quindi lui effettivamente c’è, lui agisce, ma poi lui non c’è e non agisce, allo stesso tempo. Una volta c’è e ci fa, un’altra pare non ci sia ma ci fa lo stesso.
Lui c’è a compiere atti vandalici, che però alla fine si rivelano utili; è come se ogni volta salvasse qualcosa da qualcuno: la scuola è piena di favoritismi e metodi preistorici, la casa che brucia è la casa del buon predicatore che in realtà è un pedofilo. Donnie come Robin Hood, in un certo senso.

La scuola. Parliamone. Parliamo di come Richard Kelly sulle note di “Head over heels” dei Tears for Fears abbia dato in pochi minuti uno spaccato completo, e ripeto completo, di chi sia chi, dei bulli e degli stronzi, delle insegnanti con dodici pali in culo e delle sfigate della scuola (a cui ovviamente Donnie s’affeziona – “I promise that one day, everything it’s going to be better for you”). Una meravigliosa, epica carrellata a rallentatore, che riprende poi quella finale, dove scorrono i personaggi “più rilevanti” con il sottofondo di “Mad World”.

Il film è un cerchio, tutto torna (e non-torna), dall’inizio alla fine, in Donnie Darko: il format delle scene, vedi le parti con solo la musica, quel motore dell’aereo che provoca prima vita e poi morte, Frank. Tutto è costruito come se fosse logico, anche se poi logico non è poi così tanto. Capisci tutto dopo, anche se l’interpretazione può essere soggettiva.
Il film è un cerchio: muore Gretchen, la fidanzata di Donnie, ma poi, ad un certo punto lei è viva e Donnie muore, perché Gretchen viene uccisa da Frank, un ragazzo vestito da coniglio, che a sua volta, Donnie ammazza colpendolo all’occhio. Ma ciò accade in un vortice arco-temporale, in quei 21 giorni prima della fine del mondo (la morte di Donnie). C’avete capito qualcosa? Il bello è cercare di capirci qualcosa.
Frank è Frank il coniglio, che ha una ferita all’occhio e che decide di perseguitare quello che è il suo assassino, prima che diventi il suo assassino. E’ questione di tempo, di intersezioni temporali, di salti tra A e B. 

Poi volevo dire: occhio alle musiche, ci sono “solo” canzoni del tipo “Notorious” dei Duran Duran, e “Love Will Tear Us Apart” di voi sapete chi.
Poi volevo dire: film epico. Ho scelto questo film per inaugurare la mia nuova futura sezione, Coca Media (ancora non c’è, ma ci sarà presto, io su WordPress ci smanetto poco onde evitare casini), dedicata ai film, nuovi e vecchi, senza una logica, se non quella del “ho voglia di parlare di questo film”. Del resto da me cosa avreste voluto aspettarvi?

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