Ogni cosa è hipster

Ogni cosa è hipster

BewareigIl fenomeno è sociale, e ormai pure socialista. L’omologazione è diventato affare non solo per le macchine e i cellulari, bensì anche per i cristiani.
L’hipster era di nicchia, poi in questa nicchia c’è entrato un treno merci e ha fottuto tutto (e tutti), spargendo spermatozoi barbuti.
Una volta le strade erano piene di gente appiedata con indosso banalissimi jeans e molto spesso orrende scarpe che non erano né sneakers, né calzature sportive (tipo Hogan, insomma).
Adesso i marciapiedi non sono più gremiti di pedoni come prima, ci sono le strade con frotte di bici ultra leggere, ultra colorate, con una ruota arancio e l’altra gialla, con sopra uomini con un pantalone su e l’altro giù, la kryptonite nella tasca destra, e lo zainetto a cartella in spalla.
Non solo non ci sono più i pedoni di una volta, ma non ci sono proprio più pedoni, e in compenso ci sono solo hipster, perché la verità è che tutto è hipster pur non essendo realmente hipster.

Viglio dire, in origine erano hipster barbe e bretelle, bici a scatto fisso e camicie a scacchi, e su questo non ci piove, ora sono hipster le vecchie 500, i segnali di certi negozi e bar, i pavimenti a scacchi, i giradischi, la birra, le sedie di ciliegio con i le sedute colorate, i quaderni a righe ma anche a quadretti, le tv a tubo catodico, le motociclette customizzate, i frigoriferi beige, rossi o marroncini, le macchine fotografiche non digitali, i sigari, il cibo non spazzatura, le Volta, le T-shirt bianche (quelle da camionista)… Siamo andati a dare fastidio pure al vintage. Quindi il vecchio non solo è diventato il “nuovo nuovo”, ma è al pari di Zara. “Vado da H&M” ormai è come dire “vado al mercatino a comprarmi il vestitino hipster”.
Nel senso, provate a contare quante volte al giorno esclamate “ma quanto è hipster”, e poi ditemelo. Perché il punto è che ormai tutto ci sembra hipster, perché sta diventando la quotidianità.
Ormai non diciamo più “oddio quella ha i capelli viola”, bensì “dio, ma quanto è hipster quel tavolo”. Un tavolo. Hipster. Siamo alla frutta. E che sia frutta biologica, perché all’Esselunga si comprano solo “beni di massa”, dice l’hipster dei vecchi tempi (quello dei nuovi compra tutto ovunque).
Come se non bastasse, tutti che siamo hipster, tutti che odiano gli hipster, tutti che ci vestiamo da hipster, tutti che alla fine ci innamoriamo di quelli un po’ hipster giustificandoli dicendo che “quelli non sono poi così tanto hipster”. Senza offesa, o forse sì, ma siamo davvero una massa di rimbecilliti di oggettivo interesse sociale.
Interesse perché siamo riusciti a trasformare l’odio in amore celato, vietato da rendere palese in pubblico. Pena: giorni e giorni vestiti da volgarissimi uomini moderni con la pelle del viso a mo’ culo-di-bambino.
Siamo dei fottuti pervertiti, talmente tanto che perfino il genere femminile adesso ha voglia di andare dal barbiere con l’insegna ’50 fuori e il kit in madreperla del necessario per tagliare barbe e capelli dentro.
Siamo delle menti plasmabili che manco il Pongo sulle mani di un bambino, ormai il nostro concetto di bello equivale al concetto di hipster: il pavimento con le mattonelle d’una volta adesso è più bello di un palchè, e anche i jeans con la rovescia adesso sono più belli rispetto a quelli “normali”.
Siamo dei creativi: quanto spesso confondiamo il pop con l’hipster. E questo è grave.
iamo degli ignoranti: l’aranciata amara e il Chinotto non possono essere hipster come una qualsiasi birra commerciale, non artigianale, e come un qualsiasi altro succo ricavato dalla corteccia delle piante d’ambrosia cresciuta in Amazzonia e importate in Nuova Zelanda via barca (fa ancora più hipster).

Prima ogni cosa era illuminata secondo Jonathan Safran Foer, ora ogni cosa è hipster secondo tutti noi. Oh, siamo nella merda.

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It’s a social phenomenon. And it’s also socialistic. Because we are becoming all the same
Once upon a time hipsters were a small hole in the huge wall of humanity. And then a high speed train crashed into that wall and fucked up everything, spreading whiskered spermatozoa.
Once upon a time streets and sidewalks were full of pedestrians dressed in normal jeans and ugly shoes (Hogan style). And now the story changed and streets and sidewalks are crammed with ultra light bikes, driven by people with slacks rolled only from a side, backpacks and a huge padlock in their jeans’ right pocket.
No more pedestrians, only hipsters, because the fact is everything is hipster, even if it is not really hipster.
At the beginning “being hipster” meant beards, bikes, checkered shirts but now it’s also old Fiat 500s, old bar signs, beer, record players, Barbie, cathode ray tube televisions, cherry-wood chairs, red or light chestnut fridges, Volta shoes, white T-shirts, vintage cameras, all of this and much more is all hipster. Vintage is hipster (oh no!).

Try to count how many times we say: “It’s so hipster…”. That’s because hipster is the daily routine.
We have the courage to say “That table is so hipster”. A table. Oh my God.
At the end we all are hipster, even if we hate hipsters, we dress up like hipsters, and we fall in love with them, justifying them for being hipster saying they aren’t that much hipster.
We are a socially interesting bulk of foolish people.
We transformed hate into hidden love, which we can’t reveal. We don’t admit we’re hipsters, cause if we admit it we feel like the punishment will be to be dressed up like “ordinary people” with a perfect skin (no beards).
We are perverted: now the women, too, want to go to barber shops bearing 50’s-style signs, and vintage mother-of-pearl barber kits inside.
We have pliable minds, pliable as play dough: our concept of “beauty” is synonymous to that of “hipster”: a checkered old floor is more beautiful than an ultra modern wood one.
We are creative: we often get confused with the two concepts of “pop” and “hipster” (do you believe it?)
We are ignorant: a can of Fanta couldn’t be hipster like any common beer is, or like some juices obtained from Amazonian plants imported to New Zealand via (old) wooden boats (it’s much more hipster).

Oh yes: we are in deep shit.

 

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