Gardenia: la lentezza mica fa paura, anzi

Gardenia: la lentezza mica fa paura, anzi

astonChissà perché, me lo chiedo ogni volta senza riuscire a darmi una risposta intelligente.
Chissà perché ogni volta che si deve chiedere a qualcuno che ambiente preferisca si pongono due opzioni, il mare o la montagna, come se la città fosse esclusa a piè pari, e la campagna manco contemplata.
Non a caso è per rivoluzione personale (una delle mie tante rivoluzioni personali) che quando mi chiedono: “ti piace di più la il mare o la montagna?”, io rispondo sempre “l’adrenalina della città e la pace dei sensi della campagna”.

Quando il concetto di vacanza non sarà associabile solo a freschi flutti e a freschissima polvere bianca (neve, s’intende) sarò una persona totalmente felice.
È che la città e la campagna hanno due problemi: molti vivendo e quindi lavorando in città la vedono come il “diavolo inquinato” perché o fanno un lavoro di cui non sono soddisfatti, o perché sono stressati dal traffico (esiste un mezzo ecologico che si chiama bicicletta, al quale io ho sempre il culo attaccato, tra l’altro), o perché reclamano riottosi aree verdi (basta scegliersi una casa vicino ad un’area verde, ecco), per sentito dire, ma soprattutto per stress. Quando invece, a mio avviso, la città è fantastica per il semplice fatto che è viva, anche artificialmente viva.
D’altro canto la campagna ha il problema opposto: non c’è nulla da fare, dicono, non c’è il mare, ci sono gli animali fastidiosi, insetti, lucertole e compagnia bella. Quando invece la campagna è bella perché è naturalmente viva, perché è più difficile da comprendere, ci devi arrivare. La campagna è bella perché ti mette alla prova: la apprezzi appieno solo se sai stare bene con te stesso, solo se sei quella tipologia umana prona alla lentezza, alla quale non fa paura starsene seduta su un prato ad occhi aperti a far imbastire storie al cervello, a liberarne la fantasia lasciando che il tempo passi senza guardare l’ora sul telefono, lasciando anche che il cellulare brilli di notifiche non controllate.
La campagna è un meraviglioso passo di vecchia, non stanco ma lemme, per questo è elitaria. È un po’ come certi artisti: è talmente tanto semplice la loro arte che finisci per non comprenderla perché pensi sempre che la soluzione debba essere sempre la più ingarbugliata.

Quando sono andata alla Gardenia, il bed & breakfast di Annalise, una mia amica, mi si sono aperte delle voragini in testa: la mini Lucia che faceva i mangiarini con il fango e l’acqua, se mettevo dentro il secchiello più fango creavo cioccolato, se ci mettevo più acqua quello era caffelatte, la mini Lucia che si scapicollava con la bicicletta giù per le rampe, che faceva schizzare il Frullo in piazza, che pigliava in mano lucertole e ne staccava la coda, che se ne stava parcheggiata con la Lola, il cane lupo, in giardino, che faceva le ciacce con la nonna Cecchina, che aspettava il babbo e ne indovinava l’odore dei vestiti, impregnati di naturali aromi equini, bovini o suini.
Gardenia è a 5 chilometri da Como, un oasi felice con cavalli, caprette “parlanti”, mici patatini, galline, conigli e chi più ne ha più ne metta. Ci sono fiori, una piscina, il silenzio che ha come suo colore il verde e il rumore che ha come suo verso il belare.
Insomma, io se fossi in voi c’andrei, per dire.

Foto scattate con Canon 6D lente 25-70 mm

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