Cammina cammina, tutt’a un tratto trovò dei Triumph-cavalli

Cammina cammina, tutt’a un tratto trovò dei Triumph-cavalli

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Le moto mi garbano, mi sono sempre garbate, ve l’ho già detto credo, sperando di non avervi asfissiato troppo. Anche perché come sapete odio certe ripetizioni inutili (come dice il babbo “la radio parla una sola volta”) del tipo: mangio-solo-sano-mangio-solo-verdure-e-kamut-scondito, che-caldo-che-freddo-che-caldo, non-sopporto-nessuno-non-sopporto-nessuno, palestra-dieta-carboidrati. 
Robe senza senso che hanno l’unico scopo di farmi saltare i nervi (ci vuole poco, lo ammetto).

Detto questo, giorni fa, non mi ricordo esattamente quanti, causa sia problemi evidenti con i numeri, che cervello biascicante un surplus di informazioni, ero ad un evento fashion, e adesso la racconto a mo’ di favola, quando tutt’a un tratto, cammina cammina, il lupo buono mi dirotta verso un posto pieno zeppo di cavalli bianchi e non, solo che i cavalli erano motorizzati, perché comunque essendo una favola moderna, non poteva non evolversi in qualche modo. Scoprì che il nome 2.0 di cavalli era “Triumph”, e che ogni Triumph avesse anche un nome proprio, come ad esempio Bonneville.

Tornando purtroppo alla realtà, mi sono infine trovata ad un moto raduno, uno di quelli che da piccina, tutti gli anni d’estate, vedevo sempre davanti al bar/ristorante/alimentari al passo di Viamaggio, sulla via per andare a Rimini. Li ho sempre guardati con occhi misteriosamente affascinati quelli vestiti di pelle che si muovevano tipo Robocop.
Stavolta erano tutti o quasi dotati di gilet super toghi con toppe varie (molto merceria anni Novanta, adoro) e il proprio nome annesso.
Trattavasi di un raduno organizzato dal Triumph Club Milano, capeggiato da uno di quei gentiluomini che li fanno con stampini che ormai non esistono più, li hanno buttati via tutti, Matteo Adreani, il quale in primis si è messo alla ricerca di un sellino libero e di un casco in più per la sottoscritta.
È singolare come tu ti trovi in un posto a caso, con persone a caso a cui in due secondi vuoi già bene. Cioè, se i motociclisti sono così tutti gentili, disponibili e simpatici, cosa diamine sto aspettando a prendermi una moto? Altrimenti tra poco disimparo perfino a stare sopra una duoruote.
Sono salita con uno, due, tre ragazzi, abbiamo attraversato Milano a passo d’uomo, con le persone che aprivano le finestre e uscivano fuori di casa per vederci, momenti di sano egocentrismo, siamo arrivati all’Idroscalo a berci tutti insieme una birra, ho parlato un po’ con tutti, con Matteo che mi ha spiegato che il Triumph Club Milano è una grande famiglia, che s’incontra per andare a bere qualcosa, per fare tappe “alla cieca”, cioè lo sa solo chi organizza dove si va, per fare giri qualsiasi condizioni atmosferiche ci siano.
E come fa a non affascinarti questo mondo? Fatto prevalentemente di uomini alla mano, amanti di birra, moto e di quella libertà che carbura su due gomme?
Come fai a non sognare e desiderare viaggi con lo zainetto, un club tutto femminile fatto di donne super giuste, un paio di stivali di pelle, tre magliette bianche?
E infatti sogno, aspetto, e nel frattempo mi godo il sellino da passeggero.
Ma il mio cervello si sta organizzando.
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