Quasi ventinove anni e non essere mai stata a Venezia. Per questa mia mancanza ho ricevuto talmente tanti insulti quasi come quando ho fatto la pasta con le fragole. Quasi, perché le fragole hanno di gran lunga superato tutto. Vabè, come quando certa gente afferma di non aver mai visitato Roma o Firenze (e c’è). “Non sei mai stata a Firenze? Dai, non ci credo”. Credici, siamo pari. E tutti zitti, prego.
Ho visto Venezia due settimane fa, in occasione della Biennale (tutta Milano era lì) e in qualità di inviata e “testatrice” speciale del nuovo smartphone SamsungGalaxy S4, che anticipo già essere un telefono da paura, nella mia lista dei desideri (per ovvi, ovvissimi motivi). Non dico wish list perché c’è abuso di parole straniere, cribbio.
E’ stato singolare vedere Venezia tramite qualcosa di piatto e non di lungo, nel senso che c’è sempre la mia Canon in genere, con il suo obbiettivo lungo, nella mia mano destra (no, non mi piace tenerla al collo né tanto meno in spalla con l’apposita cinturina), mentre stavolta avevo un telefono tipo macchinetta digitale dei tempi passati (anche se funziona come una dei tempi futuri).
I vantaggi di fare foto con il Samsung Galaxy S4 sono stati i seguenti: fare con più disinvoltura gli scatti “a sgamo” ai miei vecchini, che si sono sentiti meno aggredditi rispetto a un cannone della Canon, scoprire mano a mano le mille funzioni per fare foto (tipo la Doppia Fotocamera, con la quale è possibile realizzare foto e video in contemporanea su entrambe le fotocamere, quella posteriore da 13 megapixel e quella anteriore da 2 megapixel, per avere degli scatti che uniscono l’immagine di chi scatta con l’ambiente fotografato), ed essere più comoda perché ovviamente il peso è inferiore.
Problema: sul telefono non hai Whatsapp (oddio, quasi impossibile), oppure vuoi trasferire le foto da un telefono all’altro in maniera più rapida rispetto a mail o appunto Whatsapp? Con Group Play si può fare. Penso sia l’app perfetta per le blogger che si fanno mille foto al secondo (me compresa).
Ok lo ammetto: alla fine ‘sto telefono l’ho usato per fare duemila foto, e pure video.
Ovviamente il tempo ci ha assistite poco, ma pensavo peggio, alla fine i colori delle nuvole e delle città quando c’è un “po’” di pioggia mi garbano, e poi devo ammettere che la ex repubblica marinara è proprio figa in qualsiasi condizioni atmosferiche.
Dico una boiata adesso: una cosa che non mi piace sono i vaporetti, perché sono un po’ uno sbatti, e pieni zeppi e stra colmi di turisti, come me e Anjeza.
Adesso ne dico un’altra: mi piace vedere quelle navi giganti che passano in mezzo a Venezia oscurando il sole, e che sembra vogliano occupare la città con tutta la loro superficie.
No, ma ti prego Lucy, vai avanti. Ok, continuo con il mio delirio: io di arte non ci capisco una cippa, poco anche di moda immaginatevi, ma quando vedo una secchiata di sassi ammucchiati o uno spruzzo di colore m’arrabbio. Alla Biennale mi sono sì esaltata ma anche un po’ incazzata perchè per vedere disegni un po’ troppo a caso vado all’asilo sotto casa, non a Venezia.
Lo so, sto bestemmiando, ma per me l’arte deve essere bella e deve comunicare qualcosa di sensato anche se di introspettivo, e da quella da cui non c’ho ricavato nulla mi sono domandata: “Ma perché?”
Posto il fatto che la Biennale è una delle cose più fantastiche che abbia mai visto, perché ti da un sacco di spunti, perché ha quel respiro internazionale e perché è in una location wow, tante cose non l’ho intese proprio. Meglio il beneficio del dubbio, giusto perché si suole dire così.
Vorrei concludere con un’altro sfondone: le gondole sono da turisti, anche perché ti pelano anche l’anima, per il costo si intende, ma in un contesto romantico sono romaticissime (occhi a forma di cuore).
Basta chiacchiere: questo è il mio diario casuale realizzato con il Samsung Galaxy S4 e con le manine di Anjeza, la mia compagna di viaggio, nonché insegnante di trucco.
Ci sono anche Cristian Pellizzari, mio ex coninquilino ai tempi fiorentini, e ora designer braverrimo, e Ginevra di The Masquerade, che è poi andata alla ricerca del pupazzo perduto, che purtroppo è davvero perduto (tristissima).
C’è anche il multi-carattere, ogni tanto appare nei miei post così a caso: una riga in Arial, un’altra in Times New Roman… vabè, gli darò libera espressione, anche stavolta. Una riga? Il mio post s’è fatto di coca.
Comunque Samsung sembra un nome e cognome: “Come ti chiami?” Sam Sung, e sono Galax-tico (modestamente).
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Ginevra
11 June 2013 at 15:38Meraviglioso post, meravigliosi vecchietti e meravigliosa giornata con voi! Peccato per il pupazzo 🙁 anche se devo dire che l’idea di andare di nuovo in hotel a chiedere se l’hanno trovato mi stuzzica…solo per il gusto di infastidirli! ahaha
Anonymous
12 June 2013 at 9:25Sei bravíssima, mi piace molto il tuo blog, il tuo modo di scrivere e l’ironia! Continua cosi!
VerA di Moodtopia